Mi sento chiuso in allucinazioni
così piccole che potrei fargli male
così piccole che mi posson far bene
respirandomi, levigandomi
e più mi respiro più assomiglio al mio profilo
fatto di smorfiette, gesti démodé
di carezze e di fossette di luce
asciugo braccia, occhi e faccia
dita, trecce e tutto ciò che ho da scaldare
io mi suono, stendo e muovo nel mio altare
di poesie naïf o di attimi
e nei miei sorrisi senz'affetto a tutti resi
porto stanco limiti appesi ai perché
verso ciò che spesso chiamano l'osé
prosopografie
posso scavare in tutte le mie mani
per raccogliervi carezze e cortesie
così grandi da frustrarmi le manie
dei miei doni in più, cuori senza tu
e nel mio prospetto c'è rimasto del rispetto
ma le piaghe sono acidissime
e le redini si sciolgono da sé
illuminato dentro un sole
che nel ghiaccio dei miei occhi ha la sua schiena
che ha le spalle ricoperte di una pena
impalpabile, detestabile
e con la prudenza di chi acquista la decenza
tra le pagine di una malinconia
nella pelle affondo la mia fantasia
prosopografie
mi nascondo sotto ai miei lineamenti
questioni caprine di necessità
fiele in me, piume in me
e nell'amore scene a sé senza me